Che
cos’è che ci rende così unici ed allo stesso tempo così
differenti gli uni dagli altri nel pensare e nel comportarci? Come
mai molte persone riescono a superare i momenti stressanti
con facilità, mentre altri cadono al primo tentativo?
Possiamo
rispondere a queste e altre domande simili con un'unica risposta: la
personalità.
Grazie
alla personalità
ci distinguiamo dagli altri per il nostro modo di ragionare e di
esprimerci nel mondo esterno e sempre grazie alla personalità
gli
altri ci riconoscono come noi stessi, per i nostri comportamenti
tipici.
La
parola personalità
deriva dal latino e significa “maschera”;
quindi si riferisce alle apparenze esterne, alla condotta in rapporto
con gli altri o con l'ambiente. Tuttavia la personalità
non è solo lo stile di condotta di una persona, ma uno stile di
adattamento all'ambiente che è in continuo cambiamento.
La
personalità ha sempre affascinato gli studiosi di
tutte le epoche e
fin dai tempi più antichi si
è cercato
di catalogarla attraverso i tratti fondamentali degli individui e
degli animali.
La
personalità può essere influenza dall’aspetto fisico?
Sembra
che IPPOCRATE,
per
primo, cercò
a lungo il legame personalità-fisico
nell’individuo. Dopo di lui molti altri studiosi intrapresero
questa strada studiando
la morfologia del corpo.
SHELDON
arrivò
a teorizzare l'esistenza di tre diversi tipi di costituzione
corporea: gli
endomorfi,
con
forme
arrotondate soprattutto
nella zona viscerale e del bacino; i mesomorfi, con
forme
squadrate e
maggiormente
sviluppati nel tono muscolare; gli ectomorfi, esili e di aspetto
fragile. Lo studioso collegò queste tipologie fisiche a tipologie di
personalità,
immaginando che la propria apparenza
e forma del corpo fossero
fattori determinati della personalità,
che
veniva modellata
in maniera indiretta (attraverso le relazioni sociali del soggetto).
La
personalità può essere influenzata dalle abilità che si imparano
nella vita?
Altri
autori hanno abbandonato
il legame personalità-corpo
ed hanno cercato
la personalità
di
un individuo nel
suo
cervello
e nella struttura encefalica (forma della testa). Tra il settecento e
l'ottocento lo scienziato GALL
affermo' che era possibile riconoscere molte
facoltà
del carattere
andando
a
studiare
la testa del paziente.
Secondo
l’autore ognuna
di queste facoltà era associata ad
una zona
cerebrale
che,
sviluppandosi, provocava
una
bozza
sul cranio. Studiando
le bozze presenti sulla testa di una persona era possibile, pertanto,
capire
quali tratti di personalità
erano maggiormente sviluppati. (Inutile dire che si tratta di una
teoria sbagliata perché le facoltà mentali sono delle funzioni
molto complesse, anatomicamente impossibile localizzarle).
Cosa
ci dicono le ultime teorie sulla personalità?
La
personalità
di un individuo varia a seconda delle informazioni ereditate e la
teoria scientifica di riferimento è quella
della trasmissione ereditaria dei caratteri, ideata da MENDEL.
L'unità di informazione ereditaria si chiama gene;
circa 20.000 geni
formano
un cromosoma. Le nostre cellule germinali sono formate da 23
cromosomi i quali, combinandosi nella riproduzione, danno origine ad
un nuovo individuo, le cui cellule possiedono 23 paia di cromosomi,
metà di origine materna e l'altra metà paterna. Il gene dominate è
quello che da solo determina la comparsa del tratto, fisico o mentale
che caratterizza in nuovo individuo.
Esistono
molte altre teorie sulla personalità….…
Possiamo
definire la
personalità
di
una persona come quelle
caratteristiche psicologiche e modalità di comportamento che formano
il nucleo di un individuo che rimane ungule nonostante le
molteplicità e diversità delle situazioni ambientali.
Detto
in soldoni la personalità
di un individuo è formata: da una parte centrale
(o primaria) che non varia, rimane costante nel tempo e viene
chiamata nucleo;
e da una parte marginale (o secondaria) che si modifica. Le
caratteristiche che differenziano le varie personalità sono chiamati
tratti.
(Esempio di tratti della personalità
sono: l'attività o l’inattività; la prontezza o la quiete; ecc).
Una personalità
quindi è formata da un
nucleo e da una serie di costellazione
di tratti,
che variano di intensità e di una gamma, andando a formate sfumature
infinite nelle persone.
I
tratti, secondo ALLPORT,
sono una specie di filtro o lente distorsiva attraverso la quale il
soggetto recepisce la realtà. Lo
studioso identificò più
di 17.000 tratti, ma
una
volta tolti
i sinonimi, rimasero 4.500 tratti teorici di
personalità.
Ogni
persona secondo la Teoria dei Tratti di Allport, possiede: dei tratti
centrali
che influenzano il comportamento di un individuo; e dei tratti
secondari
che sono preferenze o avversioni che riguardano aspetti secondari del
comportamento. L'ambiente,
l'educazione e le esperienze possono modificare i tratti secondari ed
avere qualche piccola influenza su quelli centrali.
In
un lavoro successivo CATTEL
riusci
a ridurre i 4.500 tratti individuati da Allport, a 171 tratti di
personalità
ottenendo 36 raggruppamenti di questi tratti (Teoria
Analitico-Fattoriale). CATTEL
distinse
tra tratti di superficie
(gli
aspetti esterni) e tratti sorgente
o
sotterranei (strutture che danno forma alla personalità).
Nell'uomo
i tratti da considerare sono i quattro umori di base: la bile
nera,
la bile
bianca,
la linfa
e il sangue.
Dalla prevalenza assoluta di uno di questi quattro umori vengono le
personalità
pure che sono: il melanconico
(dalla bile nera), il collerico
(dalla bile bianca); il flemmatico
(dalla linfa); il sanguigno
(dal sangue). Tuttavia i tipi puri sono molto poco frequenti, ma si
osservano molte combinazioni di questi tratti.
Dott.
Emilio PALOZZI
- psicologo