L’uomo
ogni
giorno subisce
stress
provocati
dagli
stimoli provenienti o
dal
suo
interno o dall’ambiente
esterno. Possiamo considerare lo
stress
come una “reazione
naturale”
ed “involontaria” del
nostro corpo, che
cerca di contrapporsi ai
cambiamenti
che
avvengono durante la
sua
vita.
Lo
stress
(questa
contrapposizione
al cambiamento) avviene
perché
ogni individuo possiede in
se
una
predisposizione
naturale a raggiungere
la
stabilità interna
dei
diversi processi chimico-fisiologici; tale
stabilita è chiamata Omeostasi.
Quindi
quando
l’equilibrio
Omeostatico
si altera,
perché viene modificato
da fattori esterni o interni all’organismo, entrano in azione dei
processi deputati a ristabilirlo.
In
una situazione normale, quando finisce l’azione provocata dallo
stressor (agente
stressante),
l’uomo
torna a livelli normali (omeostasi)
e termina la sua risposta naturale (stress).
Per
fortuna molti stressor
sono di tipo positivo
(eustress)
ed hanno
una durata limitata nel tempo.
I problemi iniziano quando la situazione stressante
continua nel tempo,
portando l’organismo a riadattarsi (stressarsi)
continuamente.
Quando
lo stress
diventa troppo forte e prosegue
per troppo tempo può diventare causa di problemi sia a livello
mentale, sia a livello fisico.
Cosa
succede quando una
persona viene investita da uno
stimolo stressante
troppo intenso o
prolungato nel tempo?
Quando
un agente
stressante
è
particolarmente forte
o prolungato,
da richiedere all’organismo una risposta molto intensa, si può
parlare di
Sindrome Generale di
Adattamento.
Selye
nel 1936 fu il primo autore
a studiare questo
problema, individuando
nello
stress
l’elemento
centrale della
Sindrome. Il soggetto
manifesta vari
sintomi che sono provocati
dalle
risposte messe in campo per cercare
di affrontare la
situazione (ristabilire
l’equilibrio perso).
La
Sindrome Generale di
Adattamento
conduce
l’individuo attraverso tre
fasi che si susseguono tra
di loro:
-
Fase di allarme: in questa fase l’individuo subisce una situazione stressante particolarmente intensa o prolungata e cerca di difendersi mettendo in campo delle risposte immediate di carattere biochimico e ormonale. L’impatto con l’agente stressante porta il soggetto ad attivare il suo Sistema Nervoso Autonomo ed a modificare le forze difensive di cui dispone; questi cambiamenti hanno come conseguenza la comparsa di sintomi specifici e aspecifici. Tra i sintomi più comuni ci sono: la dilatazione pupillare, l’aumento della sudorazione, l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
-
Fase di resistenza o adattamento: questa fase è collegato alla durata dello stress e si può riassumere nel periodo in cui la persona cerca di ritrovare l’equilibrio perduto, attraverso le modificazioni anatomiche e funzionali. In questa fase l’individuo ha già avuto il contatto con lo stressor, che gli ha provocato dei cambiamenti; tuttavia l’azione dello stressor non è finita (ma continua) ed il soggetto continua a contrastarlo, mettendo in campo continue modificazioni, per cercare di raggiungere l’equilibrio perduto. Generalmente lo sforzo per raggiungere l’equilibrio è intenso e segue un enorme dispendio di energie, in quanto nel resistere allo stress l’organismo consuma risorse fisiche e mentali.
-
Fase di esaurimento: avviene quando la persona non riesce più a difendersi (riadattarsi per ritrovare l’equilibrio) ma la situazione stressante continua. In questa fase il soggetto va incontro a malattie fisiche e/o psichiche che lo possono condurre alla morte. Questa è la fase dove la persona, ormai priva di risorse, finisce la sua opposizione cedendo alla forza degli stimoli stressanti.
Perché
è importante conoscere lo
stress
e la Sindrome Generale
di Adattamento?
A
questa domanda rispose
Selye molto
tempo fa.
Secondo
l’autore l’uomo si libera completamente dello stress
solo dopo la
morte. Contrariamente al
pensiero comune le persone non
devono (in
realtà non possono)
evitare lo stress;
quello che invece
devono fare è di
incontrare
lo stress
in modo efficace,
traendone vantaggio
ed
imparando di più sui suoi meccanismi.
Ogni
persona, sempre secondo l’autore, possiede un “serbatoio di
energie” che gli serve per fronteggiare gli stimoli esterni.
Purtroppo questo “serbatoio” non è illimitato, ma si esaurisce
molto presto, soprattutto quando lo stressor è
intenso, o quando agiscono contemporaneamente più fattori
stressanti, oppure quando l’azione degli agenti
stressanti è prolungata nel tempo.
Dott.
Emilio PALOZZI - Psicologo
Bibliografia/sitografia
>
Appunti di psicologia del lavoro (stress, benessere, clima, salute e
sicurezza sul lavoro) - UNGARO Ugo, PIRRO Barbara, – Edizioni
Kappa, 2013;
>
Nuovo
dizionario di psicologia – Doron, Parot, Del Meglio – Borla
Editore;
>
Lo
stress nei luoghi di lavoro, profili psicologici, giuridici e
metodologie di valutazione - CORRADINI
Isabella, LAMBERTUCCI Pietro,
– Edizioni Themis, quarta edizione 2015;
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